Neuralink, l’azienda di neurotecnologie fondata da Elon Musk, ha installato il suo primo impianto cerebrale su un essere umano. L’obiettivo di Neuralink è quello di creare un’interfaccia neurale, ovvero un dispositivo che permette di registrare e trasmettere i segnali cerebrali in modalità wireless a un’applicazione in grado di decodificarli.

Robot R1

Il dispositivo, grande quanto una moneta, è stato posizionato in una regione del cervello che controlla i movimenti, utilizzando un robot chirurgico prodotto internamente dalla società, il robot R1. Neuralink sta lavorando per permettere alle persone paralizzate di controllare un cursore o una tastiera con il proprio cervello, e “sbloccare” in tal caso pazienti paralizzati andando ad agire anche sui movimenti.

Il dispositivo chiamato “Link”, è un dispositivo delle dimensioni di cinque monete impilate che viene inserito nel cervello umano attraverso un intervento chirurgico invasivo. Il dispositivo è progettato per registrare e trasmettere i segnali cerebrali in modalità wireless a un’applicazione in grado di decodificarli. Secondo quanto dichiarato nei vari documenti sul sito di Neuralink, il dispositivo è costituito da quattro componenti. Si va da una chiusura biocompatibile, necessaria per mantenere isolato il microchip all’interno del cranio alla batteria al litio, ricaricabile dall’esterno per induzione. Quindi serve tutta l’elettronica per decodificare i comandi del cervello da inviare al personal computer o allo smartphone. Infine, i fili sottilissimi per registrare l’attività neuronale fornita da 1024 elettrodi.

Il Brain Computer Interface (BCI) di Elon Musk funziona con il principio degli impulsi neuronali, I neuroni sono le cellule del cervello che trasmettono gli impulsi elettrici. Quando un neurone riceve un impulso, questo viene trasmesso lungo l’assone del neurone e rilasciato nella sinapsi, dove viene trasmesso ad altri neuroni o a cellule muscolari o ghiandolari. Il dispositivo di Neuralink registra questi impulsi neurali e li trasmette all’applicazione Neuralink, che decodifica i segnali in azioni ed intenzioni. In questo modo, le persone paralizzate potrebbero controllare diversi device elettronici ma possono avere anche una sorta di aiuto motorio con per esempio delle protesi collegate ad esso.

Il dispositivo è stato installato su un paziente con un intervento chirurgico di 3 ore. Secondo quanto riportato su X, il paziente si sta riprendendo bene. I primi risultati mostrano un promettente rilevamento di picchi neuronali. Tuttavia, potrebbero passare diversi mesi prima di sapere se il soggetto sarà in grado di utilizzare con successo l’impianto.

Secondo l’azienda, saranno necessari sei anni per completare lo studio. Neuralink sta reclutando soggetti di almeno 22 anni affetti da una tetraplegia, la paralisi di tutti e quattro gli arti del corpo, dovuta a una lesione del midollo spinale cervicale o alla sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

Secondo gli addetti ai lavori il costo di un microchip è di diecimila dollari: al paziente ne vengono chiesti quattro volte tanto. Tuttavia, Neuralink ha dichiarato che il dispositivo è stato progettato per essere completamente impiantabile, cosmeticamente invisibile e progettato per consentire il controllo di un computer o di un dispositivo mobile ovunque si vada. Neuralink ha anche creato un registro pazienti per coloro che sono interessati a partecipare ai loro studi clinici,

Oggi si punta ad aiutare l’essere umano tetraplegico ad avere una vita sociale attraverso pc e smartphone. Allo stesso modo adesso Neuralink serve per curare chi è soffre di Sla o del Parkinson. Domani l’interfaccia neurale impiantabile potrebbe essere una scorciatoia tra essere umano e intelligenza artificiale.

Questa tecnologia è molto interessante a livello scientifico, medico e informatico, ma ha senso solo in ambito medico o di ricerca, migliorando le vite dei pazienti che lottano tra la vita e la morte e che soffrono in silenzio. L’utilizzo quotidiano negli esseri umani in futuro potrebbe causare problemi dovuti allo stop della stimolazione nervosa autonoma o danni ai tessuti e componenti. Inoltre secondo me, è importante valutare il rischio di “Hackeraggio” delle menti, poiché tutti i nostri pensieri, emozioni, idee, movimenti e azioni che viaggiano attraverso gli impulsi nervosi vengono prelevati da un sistema che non è sicuro al 100%, come tutte le tecnologie informatiche. Per questo motivo, è importante che questi input del nostro cervello restino off-line.

Infine, sebbene la crescita tecnologica stia portando molte cose positive per la vita di tutti i giorni, esporre un utente ad un rischio così importante solo per far interagire un umano con un’interfaccia esterna come un PC, IA o altre applicazioni, mi sembra abbastanza azzardato.

Di CHRISTIAN MOSCI

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