Che cos’è il Granchio Blu?
Prima di capire come è arrivato a noi, guardiamo più nello specifico di chi stiamo parlando. Il granchio blu (Callinectes sapidus) è un crostaceo decapode (ovvero, ha dieci zampe) originario della costa Atlantica del continente Americano. È diffuso soprattutto nel Golfo del Messico, infatti il suo habitat ideale prevede la presenza di coste vicine alla foce dei fiumi, dove l’acqua dolce di questi sbocca nel mare, ed abbassa la sua salinità. Il primo avvistamento di questo crostaceo tropicale nel Mar Mediterraneo non è recente, come tutti credono, ma risale al 1948 in Grecia e solamente un anno dopo, nel 1949, venne avvistato pure in Italia, più precisamente a Grado in Friuli Venezia Giulia. Sono stati riportati altri ritrovamenti nei Mari: del Nord (’32), Baltico (’51) e Nero(’67); ma nel Mediterraneo dove si ha una abbondante presenza di foci di fiumi, nelle quali la temperatura dell’acqua è costante e sufficientemente mite, il granchio blu ha trovato il suo habitat ideale.
Perché è considerato un problema?
Questo crostaceo nel suo piccolo è considerato un enorme problema a causa delle sue abitudini alimentari. Infatti oltre ad essere una specie onnivora è anche molto vorace: si nutrono di tutto ciò che gli capita a tiro senza troppe distinzioni, tra specie bentoniche che vivono sul fondale, piccoli pesci, molluschi, crostacei ma anche vegetali acquatici, creando così ingenti danni all’ecosistema marino del Mediterraneo. Tutto ciò non basta perché questo granchio con le sue potenti chele può arrivare a creare problemi anche alle attrezzature da pesca e alle produzioni ittiche, specialmente di cozze ed ostriche.
Com’è arrivato a noi?
Rispondendo al nostro quesito iniziale, possiamo affermare che questi piccoli crostacei sono arrivati a noi all’interno delle acque di zavorra. Per chi non sapesse che cos’è , la zavorra è una massa, non necessariamente acqua, che è caricata a bordo di un mezzo di trasporto ed è utilizzata vari fini (migliorare la stabilità e l’assetto, modificare la frequenza di risonanza di una struttura, equilibrare la massa del carico trasportato ecc). Nel caso delle navi e dei sottomarini, come zavorra si usa prevalentemente acqua (prelevata direttamente dal mare) che è caricata in apposite cisterne, ovvero grandi vasche chiuse, solitamente localizzate nel fondo della nave oppure sui fianchi e alle estremità anteriori (gavone di prua) e posteriori (gavone di poppa). Durante le fasi di scarico della nave quindi, per evitare che la nave emerga troppo, un sistema a bordo della nave inizia a riempire le cisterne dell’acqua di zavorra con l’acqua di mare. Se la nave non dovesse essere poi nuovamente caricata con altri prodotti, per poter navigare in sicurezza, trasporterà appunto l’acqua di zavorra verso un nuovo porto dove andrà a ritirare il suo carico successivo e contestualmente scaricherà l’acqua di zavorra imbarcata nel nuovo porto. Quest’ultima fase porta a rilasciare in acqua tutti i possibili micro-organismi che erano stati caricati precedentemente. Il fatto che dopo la schiusa delle uova della femmina la larva debba aspettare 70 giorni prima di mutarsi in granchio, avvalora l’ipotesi del granchio che è arrivato fino a noi attraverso le acque di zavorra.