101955 Bennu, conoscere il nemico
Bennu venne scoperto nel 1999, è un raro asteroide di tipo B, ricco di minerale di carbonio che si ritiene contenga composti chimici risalenti alle prime epoche del sistema solare. Esso era in origine identificato come 1999 RQ36, ma dopo la scelta della NASA di porlo come obbiettivo di studi della missione OSIRIS-Rex, il nome è stato cambiato in un riferimento alla divinità egizia Benu, uccello simbolo della resurrezione.
La pericolosità
L’asteroide Bennu è un gioiello scientifico, ma potenzialmente pericoloso. Ciò che lo rende intimidatorio è la sua orbita, infatti nessun’altro oggetto spaziale ha una probabilità conosciuta più alta di colpire la Terra nei prossimi 200 anni. È stato oggetto di approfondite osservazioni condotte attraverso i radiotelescopi di Arecibo e di Goldstone, ed è da queste che abbiamo un idea delle dimensioni. Sappiamo che ha una forma sferoidale, con un diametro medio di circa 500 metri, ovvero circa 1 volta e ½ la Torre Eiffel.
Energia ed impatto
Se ci colpisse, Bennu è abbastanza grande da causare una significativa distruzione sulla Terra. L’impatto rilascerebbe ben 1.200 Megatoni di energia. Si tratta di 24 volte l’energia dell’arma nucleare più potente mai costruita dall’uomo. Si trattano comunque di numeri ridicolosamente bassi, in realtà. Essendo solo un ventesimo delle dimensioni dell’asteroide che colpì la Terra e uccise i dinosauri, Bennu non distruggerà la Terra e nemmeno la vita su di essa. Tuttavia, l’asteroide lascerebbe un cratere largo quattro miglia (6,4 km) e abbatterebbe le città vicine (Per curiosità, si ipotizza che l’asteroide che uccise i dinosauri rilasciò 7,2×106 Megatoni di energia, ovvero 60mila volte l’energia di Bennu).
Quante sono le chance di colpirci?
Un altra buona notizia è che le possibilità che la roccia colpisca effettivamente il nostro pianeta in tempi brevi sono molto scarse. Le traiettorie orbitali di Bennu e della Terra potrebbero intersecarsi nell’anno 2182, anche se probabilmente non lo faranno: la probabilità di impatto in quell’anno è solo 1 su 2.700, cioè lo 0.04%. E anche se queste basse probabilità si verificassero (o se il rischio vada aumentando) ingegneri e scienziati hanno ancora tutto il tempo per capire come comportarsi con Bennu. Quindi si, ce la caveremo.
Fonti: