Un nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience spiega la formazione dell’E-prime Layer (https://www.nature.com/articles/s41561-023-01324-x), un sottile strato situato a 2900 km di profondità tra nucleo e mantello terrestre. La formazione di questo strato potrebbe dipendere dall’acqua che penetra in profondità nella Terra. Vediamo perché è importante questa scoperta.

Quanto venne scoperto per la prima volta?

Negli anni ’90 i sismologi individuarono a circa 2900 km di profondità livello spesso circa 100 km che separava il mantello terrestre dal nucleo esterno: questo venne rinominato “E-prime layer” (o “E’ layer”). Inizialmente si pensò che fosse ciò che restava di un antico livello ricco in ferro. Altre teorie sostennero che quello fosse una sorta di “perdita” del nucleo, o ancora i resti della collisione tra la Terra e qualche antico protopianeta. Nessuna di queste idee, però, riuscì mai a ottenere ampio consenso da parte della comunità scientifica.

Dove è andato a parare il nuovo studio?

Come anticipato, il nuovo studio – pubblicato il 13 novembre su Nature Geoscience – sostiene che l’origine di questo livello sia legata all’interazione tra il nucleo esterno e l’acqua. Nello specifico, questa sarebbe stata portata dalla superficie fino a queste profondità grazie al meccanismo della subduzione nel corso delle ere geologiche, innescando una serie di reazioni nello strato più superficiale del nucleo esterno.

Da che cosa è formato?

Questa reazione dà vita all’E-prime layer, un livello povero in silice e ricco in idrogeno che ha una densità minore rispetto a quella del nucleo esterno. Allo stesso tempo questa reazione genera anche dei cristalli di silicio che tendono a risalire e ad integrarsi nel mantello, formando alla sua base uno strato molto denso.La scoperta è importante perché ci permette di comprendere ancora meglio i meccanismi interni del nostro pianeta e testimonia il fatto che il ciclo dell’acqua a livello globale potrebbe essere più complesso di quanto ipotizzato finora.

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